Lo storico palazzo di Albenga che ospitò per secoli il Collegio Oddi.
Oggi è un importante polo culturale dedicato a mostre, conferenze, spettacoli.
Ospita al suo interno la mostra Magiche Trasparenze, un’esposizione dove è possibile ammirare i reperti vitrei recuperati durante gli scavi nelle necropoli di Albenga tra i quali è presente un pezzo unico al mondo, il cosiddetto Piatto Blu.
Palazzo Oddo è il nome moderno del palazzo che ospitò per secoli il Collegio Oddi.
È sorto, come la maggior parte dei palazzi di Albenga, non ex novo, ma da un primo edificio al quale sono stati assemblati
nel corso degli anni altri fabbricati vicini, sino a formare un corpo unico.
Nel 1860, in base alla nuova riforma scolastica del Regno d’Italia, accolse le scuole elementari maschili e il Regio Ginnasio.
Agli inizi del Novecento si aggiunse un novo Istituto, la Scuola Tecnica.
Il Palazzo Oddo mantenne al suo interno scuole e convitto sino al 1940, quando il Comune trasferì tutte le scuole
nel moderno edificio realizzato in via Dante Alighieri grazie al lascito Paccini.
Il Collegio Oddi continuò a sopravvivere come semplice convitto sino al 1955, anno in cui venne definitivamente chiuso.
L’edificio rimase in abbandono per oltre venti anni.
Soltanto alcune stanze del primo piano furono mantenute in efficienza per ospitare la Biblioteca civica e, saltuariamente, aule scolastiche.
Nel 2006 l’Amministrazione comunale denomina la struttura Palazzo Oddo e fonda una società con il compito di gestire al primo piano il museo degli arredi funebri d’età romana di recente scoperta, il famoso Piatto blu, la biblioteca Civica al secondo piano, mentre il terzo piano è destinato ad ospitare mostre.
La chiesa di San Carlo viene attrezzata come auditorium per conferenze e concerti.
La Mostra “Magiche Trasparenze” è dedicata ai vetri romani di Albenga, pone l’accento sullo straordinario, quasi alchemico e quindi “magico” procedimento di trasformazione grazie al quale da un materiale opaco e pesante, quale è la silice, si ottiene un prodotto puro e traslucido, quasi incorporeo, come è il vetro.
La mostra permanente si compone di un cospicuo numero di vetri antichi dal I al III secolo d.C. provenienti dagli scavi condotti
dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Liguria nell’area della necropoli dell’antica Albingaunum.
Tra le opere più significative si segnala il Piatto blu, pezzo unico al mondo risalente al secondo secolo d.C,
su cui sono stati intagliati due putti che danzano in onore di Bacco.
E proprio del dio del vino e del delirio mistico, oltre che dei personaggi licenziosi del suo corteo, hanno gli attributi e i caratteri questi due discoli.
Il putto alato regge uno strumento musicale a sei canne, chiamato siringa, e un bastone ricurvo da pastore; l'altro invece stringe il tirso
e reca sulle spalle uno strano fardello, un otre di pelle ferina che rimanda chiaramente al nettare degli dei e all'ebbrezza.
Il mastro vetraio dopo la colatura a stampo, ha molato e levigato il vetro su entrambe le facce e poi lo ha decorato con intagli alla ruota e al tornio,
e infine ha completato l'opera a mano libera con incisioni della precisione di cui neanche un orafo sarebbe capace.
Un vero artista che se non è di Alessandria d'Egitto, senza dubbio ai maestri alessandrini ha rubato il mestiere.
L'effetto chiaroscurale del modellato è assolutamente originale, tanto che i putti sembrano avere la profondità di un altorilievo, la plasticità delle forme scultoree, la precisione delle figure cesellate o sbalzate nell'argento alle quali aggiungono la trasparenza e le movenze che solo il vetro sa conferire.