Nello splendido tratto tra Albenga e Alassio, costituisce un percorso storico naturalistico tra i più suggestivi della Liguria,
di facile percorribilità e dai colori e dai profumi tipici della macchia mediterranea.
Costruita nel 13 a.C. per volere dell’Imperatore Augusto per collegare Roma alla Gallia meridionale, la via Iulia Augusta, nello splendido tratto tra Alassio e Albenga, costituisce un percorso storico naturalistico tra i più suggestivi della Liguria, di facile percorribilità e dai colori e dagli odori tipici della macchia mediterranea.
Dalla parte di Alassio, il percorso ha inizio dal Piazzale di S.Croce, dal quale si gode uno straordinario panorama,
che, nelle giornate più limpide, spazia fino ai monti della Toscana e della Corsica.
Oltrepassato un arco in pietra appaiono subito le immagini che accompagneranno per l’intero percorso: il mare e l’Isola Gallinara.
Nel primo tratto si domina il porto di Alassio, ricavato negli anni Cinquanta da una insenatura naturale,
con la caratteristica Cappelletta eretta nel 1929 in memoria dei caduti in mare.
Poche centinaia di metri e, tra la vegetazione di cipressi ed eucalipti, si raggiunge la chiesa di Sant’Anna ai Monti, edificata prima del Mille..
Lungo tutto il percorso ci accompagna la visione dell’inconfondibile sagoma dell’isola Gallinaria, così chiamata già dai Romani per la presenza di galline selvatiche.
Secondo la leggenda, sull’isola riparò S.Martino, vescovo di Tours, che trovò rifugio in una grotta rivolta verso il mare aperto, che ancora oggi porta il suo nome.
L’isola ospitò probabilmente degli eremiti e successivamente vide il sorgere di una comunità monastica.
Dalla Iulia Augusta si scorge la torre cinquecentesca, fatta costruire dai genovesi.
Tuttora privata, l’isola è inserita dal 1989 nel sistema delle aree protette della Regione Liguria.
Dopo circa 3 km, superato un campeggio, in alcuni brevi tratti si apprezza ancora l’originale lastricato romano.
Poco oltre, ancora nel territorio comunale di Alassio, troviamo l’inizio della necropoli della romana Albingaunum, risalente al I-II sec. d.C., i cui resti accompagneranno fino al termine del tragitto.
Superato un ponticello, si entra nel territorio del Comune di Albenga; in basso si scorge la “Colombera”, bella dimora cinquecentesca, ora in stato di abbandono.
Percorsi altri 800 metri si trova un recinto funerario, rivestito di blocchetti squadrati, il cosiddetto “petit appareil”,
una tecnica edilizia assai diffusa anche nella vicina Gallia.
Dalle prime indagini archeologiche, condotte negli anni Trenta fino ai giorni nostri, sono 9 gli edifici riportati alla luce, ma tutto fa pensare che dovessero essere molti di più.
Per farsi un’idea più precisa di come doveva presentarsi la Iulia Augusta nella piena epoca imperiale basta percorrere ancora un brevissimo tratto.
Qui sono ben tre gli edifici funerari allineati lungo l’asse stradale.
Il primo è una tomba del tipo “a colombario”, l’unica del genere finora rinvenuta in Liguria.
Risale alla metà del I sec. d.C. Il paramento è irregolare, il cosiddetto “opus incertum”, perché era rivestito di intonaco in polvere di marmo con decorazioni di cui restano ancora pochi brandelli.
A differenza dei recinti era chiuso anche superiormente con un tetto a spioventi.
All’interno, cui si accedeva da un’apertura sul lato posteriore, sono ancor oggi ben visibili le nicchie dove venivano collocate le urne con le ceneri dei defunti.
Al colombario si addossa il lungo muro di un altro recinto, a ridosso del quale sono state rinvenute oltre 40 sepolture, sia ad inumazione che a cremazione.
Molte di queste tombe hanno restituito cospicui corredi funerari, ricchi di oggetti in vetro (e non solo),
in parte visibili oggi nella mostra allestita a Palazzo Oddo ad Albenga.
Lasciati alle spalle i monumenti funerari, si raggiunge punta S.Martino, nei pressi del “Pilone”, tomba risalente al II sec. d.C., e dell’anfiteatro romano.
Dopo una breve discesa, oltrepassato il ponte ”Rosso” sul fiume Centa, si raggiunge Albenga con il suo centro storico e le torri medievali.